Verona, 16 Novembre 2010, Teatro Filarmonico. Vincitrice del concorso europeo “Opera J” la partitura di Raffaele Sargenti è orchestrata con perizia (persino prodigiosa, in un ragazzo di 25 anni).
Non altrettanto si può dire della scrittura vocale, troppo spesso confinata nel registro grave, a cui solo una amplificazione adeguata avrebbe potuto rimediare. Quel che manca di più però è – paradossalmente – la composizione, nel senso dell’invenzione musicale: ogni scena è costruita come una citazione, quasi un esercizio “à la manière de”. È un gioco già noto, fin troppo abusato negli anni recenti, in cui sembra essersi persa nella composizione musicale la voglia di creare. L’operazione culturale e didattica è riuscita solo in parte: “Opera domani” propone un attento percorso di preparazione per gli insegnanti e degli efficacissimi supporti didattici, con la cura del grande esperto Carlo Delfrati. Eppure stavolta il coinvolgimento c’è poco: in sala solo pochi ragazzi del pubblico cantano e lo spettacolo sembra lontano, anche per la distanza fisica dai cantanti, confinati spesso in fondo alla scena, con
l’orchestra davanti a livello parterre. E dire che l’allestimento molto disegnato di Caroline Leboutte e Sandrine Clark e la direzione d’orchestra di Carlos Chamorro hanno tutti i requisiti per essere accattivanti e coinvolgenti.